Scheda:Allevare allo stecco
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Scheda:Allevare allo stecco
Attrezzature indispensabili
-camera o scatola calda
- un set di nuove siringhe sterili monouso da 5 ml;
- un set di contenitori in plastica di varie misure, i quali serviranno come nido durante la crescita del pullus;
- un set di contenitori in cui cuocere o porre la pappa d’imbecco;
- un termometro per alimenti, meglio se digitale, per controllare la temperatura alla quale si dovrà somministrare la pappa d’imbecco;
- carta assorbente da cucina, per vari usi;
- disinfettante per biberon tettarelle o accessori per bambini;
- acqua naturale ad uso alimentare umano;
- uno scalda biberon per bambini, o un forno a microonde.
La giusta quantità di pappa
Una volta che ci siamo procurati la predetta attrezzatura si potrà accogliere in casa l’animale, dove avremmo gia precedentemente disposto e messo in funzione l’intera scatola calda e la camera della casa in cui essa andrà a posizionarsi, la quale dovrà essere idonea all’uso, cioè non esposta ai rigori dell’inverno o al caldo estivo, naturalmente illuminata e priva di notevole umidità e pericolose correnti d’aria. La condizione termica della scatola d’allevamento dovrà essere regolata ad una temperatura non inferiore ai 35° gradi, per un giovane soggetto privo di penne e piume (12/15 giorni di età) tale temperatura dovrà decrescere per stabilizzarsi intorno ai 20° gradi quando l’esemplare sarà
completamente ricoperto dal piumaggio finale, cioè intorno ai 35 giorni dalla nascita, ove pertanto, si dovrà optare per un abbassamento della temperatura della camera calda di circa mezzo grado al giorno per un periodo variabile che và dai 30 ai 35 giorni fino ad arrivare alla temperatura ambiente di circa 15° gradi, quando il soggetto sarà in grado di nutrirsi da solo. Si chiarisce che comunque questi dati e gli altri che saranno dati in sede di stesura del seguente testo si intendono del tutto indicativi e frutto delle molteplici esperienze fatte dall’autore (oltre 200 casi di varie specie), infatti bisogna tenere conto della località geografica, delle condizioni meteorologiche in atto e dallo stato di risposta alla crescita del soggetto in esame, tutti dati variabili e difficilmente standardizzabili in modo preciso ed univoco. Il nostro pappagallino, collocato all’interno della camera calda adeguatamente schermato e protetto da luce e correnti d’aria dirette, dovrà essere posto in un contenitore con una buona circolazione dell’aria e dal fondo concavo, sempre delle giuste dimensioni in riferimento allo sviluppo ed alla taglia del soggetto, la cui concavità andrà ad impedire possibili deformazioni degli arti e delle zampe, posizionandolo sopra uno strato di carta assorbente o trucioli di legno ventilati (quindi senza polveri pericolose per i polmoni degli uccelli), cui si faranno vari cambi al giorno in modo da tenere il pappagallino nelle migliori condizioni igieniche possibili. Una volta cresciuto, cioè quando le zampe potranno sostenere agevolmente il suo peso, esso sarà trasferito in un contenitore rettangolare più grande dove fra i trucioli di legno o altro materiale assorbente per le feci ed il nidiaceo, si collocherà una griglia metallica a maglie fine che farà passare nel fondo le feci poco consistenti dovute all’alimentazione semiliquida della pappa d’imbecco, mantenendo in questo modo il soggetto lontano da possibili fonti di infezioni intestinali o altri inconvenienti legati alle scarse condizioni igieniche.
Età del soggetto Numero pasti quotidiani
dai 05 ai 20 giorni di età n°5 imbeccate al dì
dai 20 ai 30 giorni di età n°4 imbeccate al dì
dai 30 ai 40 giorni di età n°3 imbeccate al dì
dai 40 ai 45 giorni di età n°2 imbeccate al dì
dai 45 ai 50 giorni di età n°1 imbeccata al dì
La temperatura di somministrazione della pappa d’imbecco dovrà avere sempre un grado di calore intorno ai 38°/40° gradi centigradi, stando ben attenti a non superare mai tali temperature per non incorrere ad ustioni del gozzo dell’uccello e non dovrà altresì essere meno di tale, perché potremmo creare uno stato di stasi del cibo nel gozzo, dovuto al precoce indurimento della pappa, con l’eventuale fermentazione del cibo stesso, con notevoli problemi legati allo stato di salute del nidiaceo. La consistenza del preparato dovrà essere proporzionale all’età del soggetto, cioè si dovrà somministrare un composto più liquido a soggetti appena nati, e più consistente (tipo lo yogurt) a soggetti più grandi d’età, proprio come avviene negli esemplari svezzati dai genitori naturali attraverso il famoso “latte di pappagallo” (sostanza lattiginosa e lattescente secreta dal gozzo dei pappagalli da apposite ghiandole), che in questo modo riescono a svezzare contemporaneamente più piccoli nati ad intervalli di giorni l’uno con l’altro, il quale esenta gli allevatori di Spittacidi dal ricorrere al cambio delle uova vere con quelle artificiali al fine di permettere la schiusa simultanea di tutti i pullus, pratica questa adottata dagli allevatori di canarini.
Andiamo ad analizzare in questo passaggio la corretta metodica per allevare a mano i piccoli di Inseparabile, escludendo a priori come mezzo di somministrazione della pappa, l’uso di cucchiaini dai bordi ricurvi, che possono se usati male, causare la deformazione della parte inferiore del becco o l’utilizzo di sonde per far arrivare direttamente l’alimento nel gozzo dei pullus, molto comode e veloci se si allevano contemporaneamente molti piccoli, ma da me vivamente sconsigliate per molteplici motivazioni, fra cui il pericolo che per imperizia nell’ introdurre la sonda nel gozzo da parte dell’allevatore alle prime armi si possano causare dei microtraumi a carico dell’esofago della trachea o dell’ingluvie (gozzo) o peggio ancora, se a causa dell’introduzione accidentale del cibo nei polmoni e non nel gozzo con la sonda da imbecco si causerà il soffocamento dell’esemplare e quindi la morte rapida per asfissia. Oltretutto l’uso della sonda, riducendo notevolmente i tempi dell’imbeccata, riduce sostanzialmente anche i tempi del contatto animale/uomo, ciò a scapito del futuro legame di confidenza e fiducia reciproca che si dovrà instaurare fra i due. Non a caso, spesso capita che a causa degli scarsi tempi di contatto, molti soggetti assumano un comportamento molto più timoroso verso gli esseri umani o addirittura si assista ad un processo di rinselvatichimento del pappagallo, cosa che capita molto più di rado in altre specie di Psittacidi di taglia maggiore, proprio perché avendo una stazza maggiore, si avrà anche un periodo di allevamento e svezzamento molto più lungo e l’attaccamento all’uomo avverrà in modo più diluito ed efficace..Mentre negli esemplari appartenenti alle razze a rapido sviluppo fisico come gli Agapornidi, appunto, i veloci tempi di reazione e di crescita non permettono tali situazioni positive per ottenere degli ottimi pappagalli da compagnia, a cui se aggiungiamo una scarsa manipolazione del soggetto dettato da imbecchi rapidi a mezzo di sondino, certamente i risultati finali saranno del tutto insoddisfacenti, per lo scopo fin qui prefisso.
Metodi e pratica dell'imbecco
Per preparare la pappa da imbecco da somministrare ad un piccolo di 15 giorni di età, dobbiamo innanzitutto provvedere a portare l’acqua (mediamente 10cl / 15cl a somministrazione), con cui si andrà a miscelare il preparato in polvere, ad una temperatura di circa 40°/45° gradi, servendoci per controllare il grado di calore del liquido del termometro per alimenti, strumento molto utile soprattutto le prime volte in cui ancora non siamo molto capaci di valutare al tatto la reale temperatura della pappa da imbecco che se molto calda scotterà l’apparato digerente dell’uccello. Quindi utilizzando uno scalda biberon o il forno a microonde, non appena l’acqua raggiunge tale temperatura, dovremmo versare il liquido in un piccolo recipiente, a cui andremo ad aggiungere un paio di cucchiai da caffè di pappa in polvere, quindi si andrà a mescolare in modo energico tutto il composto, al fine di evitare il formarsi di grumi, spesso causa di problemi digestivi o di fermentazioni ingluviali. Se notiamo che la pappa risulta troppo densa, aggiungeremo altra acqua calda, mentre se risulta troppo liquida provvederemo a mettere un po’ di polvere, sempre continuando a mischiare nei vari sensi di rotazione l’intero composto, che durante tale procedura avrà senz’altro perso parte del suo calore, scendendo alla temperatura consigliata per l’imbecco che si aggirerà intorno ai 38°/40° gradi centigradi, ma comunque prima di aspirarla con una siringa sterile (senza ago), dobbiamo accertarci a mezzo del termometro per alimenti del reale grado di calore.
Tale pratica più volte testata in modo positivo su numerosi soggetti alla loro prima esperienza di alimentazione artificiale creerà un meccanismo naturale di predisposizione al nutrimento, in seguito una volta aperto il becco, si andrà ad inserire delicatamente la punta della siringa stando attenti che la stessa non contenga molta aria, cominciando a spingere con estrema calma sullo stantuffo, facendo fuoriuscire la pappa, mentre con le dita (pollice ed indice) dell’altra mano andremo a tenere delicatamente la testa del soggetto che tenderà a fare movimenti convulsi ma che andranno a diminuire quando il soggetto inizia a saziarsi fino al punto che una volta sfamato, noteremo che l’uccellino tenderà a serrare il becco ed a voltarsi dall’altra parte. Resta comunque il fatto che visivamente anche noi saremmo in grado di valutare se tale atteggiamento e da attribuire ad un qualche problema o se veramente l’esemplare e giustamente rifocillato è sazio, tutto ciò è facilmente individuabile attraverso l’osservazione visiva e tattile del gozzo, che si presenterà gonfio e morbido al tatto, ricordando al lettore che comunque almeno una volta al giorno è utile far svuotare quasi completamente il gozzo, magari somministrando un po’ di cibo in meno durante l’imbeccata di metà giornata, atta a far pulire completamente da residui di cibo l’intero apparato digerente.
Una volta che l’imbeccata si è conclusa, prima di riporre il nidiaceo nel suo contenitore pulito a cui avremmo cambiato il fondo assorbente, dovremmo controllare che non vi siano nel becco o nel corpo del piccolo delle tracce di pastone o feci e qualora accidentalmente si dovesse verificare in fase di imbecco tale situazione, si dovrà pulire garbatamente e perfettamente il soggetto, servendosi di un po’ di acqua tiepida e della carta assorbente, così facendo eviteremo futuri problemi fisici legati alla scarsa igiene, evitando nel contempo di imbrattare e quindi impedire alle piume di crescere normalmente, cosa che non succede se tra i pori della pelle ed i calami delle piume si forma uno strato di sporcizia che impedirà alla piuma od alla penna di svilupparsi correttamente nel giusto senso.
Ultimato il pasto dovremmo riporre tutto il materiale utilizzato e perfettamente ripulito con abbondante acqua corrente, dentro ad un recipiente in plastica pieno di acqua a cui avremmo aggiunto il giusto quantitativo di disinfettante a largo spettro (quello per biberon e tettarelle senza retrogusto).
Certamente alle prime esperienze di imbecco avremmo qualche problema nel calcolare l’esatta consistenza del preparato in polvere o le modalità di imbecco, ma pian piano, tutte queste tecniche diverranno più semplici da gestire, anche perché nel frattempo il nostro Inseparabile sarà cresciuto, quindi si renderà più partecipe ad essere da noi accudito e inoltre, essendo nel contesto aumentata la consistenza della pappa (tipo yogurt, ma mai grumosa o secca), le fuoriuscite indesiderate di cibo saranno sempre più improbabili e nel contempo il numero delle imbeccate sarà gradualmente ridotto fino al completo svezzamento.
Giunti verso il 40° giorno di vita del pappagallino (o non appena si nota un piumaggio completo), dobbiamo sistemare l’uccello dentro ad una piccola gabbia dotata degli accessori indispensabili al suo moto e alla sua alimentazione (acqua compresa), quindi provvederemo a sistemare in ben evidenza ma in modo stabile e sicuro, almeno 2 posatoi del giusto diametro per Agapornis, distanziati fra di loro (ma non in modo eccessivo) e lontano dalle pareti laterali della gabbia, per non rovinare le piume del codrione in fase di crescita, ed inserendo le mangiatoie contenenti un buon misto di sementi che avremmo precedentemente provveduto a ventilare per evitare il formarsi di pericolose polveri (spesso causa di morte improvvisa nei piccoli nidiacei), integrando comunque sempre tali nuovi alimenti con una o due imbeccate al dì di pappa e tentando di abituare il piccolo uccellino ad accettare frutta e verdure, che comunque spesso verranno rifiutate categoricamente, ma che nel tempo si abituerà ad accettare come gradite ed utili al suo corretto sostentamento. Questa sarà senz’altro una delle fasi più importanti e più delicate per la buona riuscita di tutto il nostro operato, ed è proprio in questo momento, cioè nella fase di svezzamento dalla pappa verso una alimentazione da adulto autosufficiente, che la maggior parte dei pappagalli perde parte del suo peso corporeo dovuto ad uno stato emotivo che definisco di “confusione alimentare”. Quindi solo il nostro attento controllo dell’intera situazione (accettazione di nuovi alimenti da noi forniti, utilizzo autonomo delle vaschette porta sementi come unico sistema di nutrimento, ma badando attentamente che una volta sbucciati i primi semi, il soggetto perisca perché non comprendendo che sotto gli scarti vi sono altri semi integri, rimanga a digiuno per molte ore, con conseguenze funeste e fatali in una fase così delicata del suo svezzamento).
Pertanto si dovrà avere la massima attenzione a tutti i segnali di sofferenza fisica, ponendo rimedio immediato. Può accadere che il soggetto non accetti subito il nuovo cibo solido, rifiutando categoricamente qualunque alimento che non sia liquido; in questi casi, anche se esteriormente il pullo apparirà con una livrea quasi da adulto (anche se di taglia più piccola), si dovrà continuare a somministrare una imbeccata al dì, ma contestualmente dovremmo continuare ad insistere nel dare al piccolo uccellino una varia alimentazione da adulto, proprio per stimolarlo a nutrirsi da solo, fin quando non saremo certi che sia in grado di alimentarsi in modo del tutto autonomo ed indipendente.
Quando il nostro piccolo amico alato sarà diventato autosufficiente per quanto riguarda l’alimentazione ed il volo libero, sarà allora giunto il momento di trasferirlo in quella che sarà la sua nuova dimora, una nuova gabbia spaziosa ed accessoriata in modo del tutto appropriato, ma comunque senza esagerare nell’introdurre molti giochi o passatempi di dubbio valore fisico, anzi essi impediranno il volo ed il moto libero all’interno della gabbia, oltretutto se non sistemati adeguatamente ben presto si sporcheranno con le deiezioni dell’uccello. Quindi si opterà per l’utilizzo di posatoi in plastica (o di legni naturali non nocivi) di vari diametri e dell’introduzione di una corda naturale posizionata ad “U” larga, in questo modo si otterrà il giusto esercizio fisico, molto utile in fase di crescita del soggetto, tutto ciò per rendere meno penosa l’attesa delle ore di libertà non appena rientrati i membri della famiglia.
ATTENZIONE
E’ giusto ricordare che si dovrà evitare di posizionare anche degli specchietti, usualmente acquistabili presso molti negozi per l’ornitologia, in quanto l’immagine del pappagallo riflessa nello specchio potrebbe infastidire non poco il nostro Inseparabile. Come altresì sconsiglio nel modo più categorico la presenza di altri esemplari di pappagallo, anche appartenenti al genus degli Agapornidi (anche se trattasi di soggetti allevati dall’uomo), in quanto nel nostro piccolo, si verrebbero a creare una serie di “complessi”, con ripercussioni fisiche e psichiche, di non facile soluzione, ricordando nuovamente che l’unico scopo di tutti i consigli fin qui riportati hanno come prima ed ultima finalità solo il benessere del pappagallo ed in nessun caso si dovrà porre il nostro Agapornis in situazioni di conflitto psicofisico. Eccocci giunti alla parte finale del nostro cammino nell’allevamento a mano degli Agapornidi, un cammino non sempre facile, ma senz’altro seguendo con attenzione questi consigli, tale compito sarà stato reso meno problematico soprattutto per gli allevatori alla loro prima esperienza, che ricordo sempre molto difficoltosa, ma, che una volta ultimata, ci porterà ad avere un nuovo amico e compagno nella nostra.
Spero che possa servire a qualche cosa
-camera o scatola calda
- un set di nuove siringhe sterili monouso da 5 ml;
- un set di contenitori in plastica di varie misure, i quali serviranno come nido durante la crescita del pullus;
- un set di contenitori in cui cuocere o porre la pappa d’imbecco;
- un termometro per alimenti, meglio se digitale, per controllare la temperatura alla quale si dovrà somministrare la pappa d’imbecco;
- carta assorbente da cucina, per vari usi;
- disinfettante per biberon tettarelle o accessori per bambini;
- acqua naturale ad uso alimentare umano;
- uno scalda biberon per bambini, o un forno a microonde.
La giusta quantità di pappa
Una volta che ci siamo procurati la predetta attrezzatura si potrà accogliere in casa l’animale, dove avremmo gia precedentemente disposto e messo in funzione l’intera scatola calda e la camera della casa in cui essa andrà a posizionarsi, la quale dovrà essere idonea all’uso, cioè non esposta ai rigori dell’inverno o al caldo estivo, naturalmente illuminata e priva di notevole umidità e pericolose correnti d’aria. La condizione termica della scatola d’allevamento dovrà essere regolata ad una temperatura non inferiore ai 35° gradi, per un giovane soggetto privo di penne e piume (12/15 giorni di età) tale temperatura dovrà decrescere per stabilizzarsi intorno ai 20° gradi quando l’esemplare sarà
completamente ricoperto dal piumaggio finale, cioè intorno ai 35 giorni dalla nascita, ove pertanto, si dovrà optare per un abbassamento della temperatura della camera calda di circa mezzo grado al giorno per un periodo variabile che và dai 30 ai 35 giorni fino ad arrivare alla temperatura ambiente di circa 15° gradi, quando il soggetto sarà in grado di nutrirsi da solo. Si chiarisce che comunque questi dati e gli altri che saranno dati in sede di stesura del seguente testo si intendono del tutto indicativi e frutto delle molteplici esperienze fatte dall’autore (oltre 200 casi di varie specie), infatti bisogna tenere conto della località geografica, delle condizioni meteorologiche in atto e dallo stato di risposta alla crescita del soggetto in esame, tutti dati variabili e difficilmente standardizzabili in modo preciso ed univoco. Il nostro pappagallino, collocato all’interno della camera calda adeguatamente schermato e protetto da luce e correnti d’aria dirette, dovrà essere posto in un contenitore con una buona circolazione dell’aria e dal fondo concavo, sempre delle giuste dimensioni in riferimento allo sviluppo ed alla taglia del soggetto, la cui concavità andrà ad impedire possibili deformazioni degli arti e delle zampe, posizionandolo sopra uno strato di carta assorbente o trucioli di legno ventilati (quindi senza polveri pericolose per i polmoni degli uccelli), cui si faranno vari cambi al giorno in modo da tenere il pappagallino nelle migliori condizioni igieniche possibili. Una volta cresciuto, cioè quando le zampe potranno sostenere agevolmente il suo peso, esso sarà trasferito in un contenitore rettangolare più grande dove fra i trucioli di legno o altro materiale assorbente per le feci ed il nidiaceo, si collocherà una griglia metallica a maglie fine che farà passare nel fondo le feci poco consistenti dovute all’alimentazione semiliquida della pappa d’imbecco, mantenendo in questo modo il soggetto lontano da possibili fonti di infezioni intestinali o altri inconvenienti legati alle scarse condizioni igieniche.
Età del soggetto Numero pasti quotidiani
dai 05 ai 20 giorni di età n°5 imbeccate al dì
dai 20 ai 30 giorni di età n°4 imbeccate al dì
dai 30 ai 40 giorni di età n°3 imbeccate al dì
dai 40 ai 45 giorni di età n°2 imbeccate al dì
dai 45 ai 50 giorni di età n°1 imbeccata al dì
La temperatura di somministrazione della pappa d’imbecco dovrà avere sempre un grado di calore intorno ai 38°/40° gradi centigradi, stando ben attenti a non superare mai tali temperature per non incorrere ad ustioni del gozzo dell’uccello e non dovrà altresì essere meno di tale, perché potremmo creare uno stato di stasi del cibo nel gozzo, dovuto al precoce indurimento della pappa, con l’eventuale fermentazione del cibo stesso, con notevoli problemi legati allo stato di salute del nidiaceo. La consistenza del preparato dovrà essere proporzionale all’età del soggetto, cioè si dovrà somministrare un composto più liquido a soggetti appena nati, e più consistente (tipo lo yogurt) a soggetti più grandi d’età, proprio come avviene negli esemplari svezzati dai genitori naturali attraverso il famoso “latte di pappagallo” (sostanza lattiginosa e lattescente secreta dal gozzo dei pappagalli da apposite ghiandole), che in questo modo riescono a svezzare contemporaneamente più piccoli nati ad intervalli di giorni l’uno con l’altro, il quale esenta gli allevatori di Spittacidi dal ricorrere al cambio delle uova vere con quelle artificiali al fine di permettere la schiusa simultanea di tutti i pullus, pratica questa adottata dagli allevatori di canarini.
Andiamo ad analizzare in questo passaggio la corretta metodica per allevare a mano i piccoli di Inseparabile, escludendo a priori come mezzo di somministrazione della pappa, l’uso di cucchiaini dai bordi ricurvi, che possono se usati male, causare la deformazione della parte inferiore del becco o l’utilizzo di sonde per far arrivare direttamente l’alimento nel gozzo dei pullus, molto comode e veloci se si allevano contemporaneamente molti piccoli, ma da me vivamente sconsigliate per molteplici motivazioni, fra cui il pericolo che per imperizia nell’ introdurre la sonda nel gozzo da parte dell’allevatore alle prime armi si possano causare dei microtraumi a carico dell’esofago della trachea o dell’ingluvie (gozzo) o peggio ancora, se a causa dell’introduzione accidentale del cibo nei polmoni e non nel gozzo con la sonda da imbecco si causerà il soffocamento dell’esemplare e quindi la morte rapida per asfissia. Oltretutto l’uso della sonda, riducendo notevolmente i tempi dell’imbeccata, riduce sostanzialmente anche i tempi del contatto animale/uomo, ciò a scapito del futuro legame di confidenza e fiducia reciproca che si dovrà instaurare fra i due. Non a caso, spesso capita che a causa degli scarsi tempi di contatto, molti soggetti assumano un comportamento molto più timoroso verso gli esseri umani o addirittura si assista ad un processo di rinselvatichimento del pappagallo, cosa che capita molto più di rado in altre specie di Psittacidi di taglia maggiore, proprio perché avendo una stazza maggiore, si avrà anche un periodo di allevamento e svezzamento molto più lungo e l’attaccamento all’uomo avverrà in modo più diluito ed efficace..Mentre negli esemplari appartenenti alle razze a rapido sviluppo fisico come gli Agapornidi, appunto, i veloci tempi di reazione e di crescita non permettono tali situazioni positive per ottenere degli ottimi pappagalli da compagnia, a cui se aggiungiamo una scarsa manipolazione del soggetto dettato da imbecchi rapidi a mezzo di sondino, certamente i risultati finali saranno del tutto insoddisfacenti, per lo scopo fin qui prefisso.
Metodi e pratica dell'imbecco
Per preparare la pappa da imbecco da somministrare ad un piccolo di 15 giorni di età, dobbiamo innanzitutto provvedere a portare l’acqua (mediamente 10cl / 15cl a somministrazione), con cui si andrà a miscelare il preparato in polvere, ad una temperatura di circa 40°/45° gradi, servendoci per controllare il grado di calore del liquido del termometro per alimenti, strumento molto utile soprattutto le prime volte in cui ancora non siamo molto capaci di valutare al tatto la reale temperatura della pappa da imbecco che se molto calda scotterà l’apparato digerente dell’uccello. Quindi utilizzando uno scalda biberon o il forno a microonde, non appena l’acqua raggiunge tale temperatura, dovremmo versare il liquido in un piccolo recipiente, a cui andremo ad aggiungere un paio di cucchiai da caffè di pappa in polvere, quindi si andrà a mescolare in modo energico tutto il composto, al fine di evitare il formarsi di grumi, spesso causa di problemi digestivi o di fermentazioni ingluviali. Se notiamo che la pappa risulta troppo densa, aggiungeremo altra acqua calda, mentre se risulta troppo liquida provvederemo a mettere un po’ di polvere, sempre continuando a mischiare nei vari sensi di rotazione l’intero composto, che durante tale procedura avrà senz’altro perso parte del suo calore, scendendo alla temperatura consigliata per l’imbecco che si aggirerà intorno ai 38°/40° gradi centigradi, ma comunque prima di aspirarla con una siringa sterile (senza ago), dobbiamo accertarci a mezzo del termometro per alimenti del reale grado di calore.
Tale pratica più volte testata in modo positivo su numerosi soggetti alla loro prima esperienza di alimentazione artificiale creerà un meccanismo naturale di predisposizione al nutrimento, in seguito una volta aperto il becco, si andrà ad inserire delicatamente la punta della siringa stando attenti che la stessa non contenga molta aria, cominciando a spingere con estrema calma sullo stantuffo, facendo fuoriuscire la pappa, mentre con le dita (pollice ed indice) dell’altra mano andremo a tenere delicatamente la testa del soggetto che tenderà a fare movimenti convulsi ma che andranno a diminuire quando il soggetto inizia a saziarsi fino al punto che una volta sfamato, noteremo che l’uccellino tenderà a serrare il becco ed a voltarsi dall’altra parte. Resta comunque il fatto che visivamente anche noi saremmo in grado di valutare se tale atteggiamento e da attribuire ad un qualche problema o se veramente l’esemplare e giustamente rifocillato è sazio, tutto ciò è facilmente individuabile attraverso l’osservazione visiva e tattile del gozzo, che si presenterà gonfio e morbido al tatto, ricordando al lettore che comunque almeno una volta al giorno è utile far svuotare quasi completamente il gozzo, magari somministrando un po’ di cibo in meno durante l’imbeccata di metà giornata, atta a far pulire completamente da residui di cibo l’intero apparato digerente.
Una volta che l’imbeccata si è conclusa, prima di riporre il nidiaceo nel suo contenitore pulito a cui avremmo cambiato il fondo assorbente, dovremmo controllare che non vi siano nel becco o nel corpo del piccolo delle tracce di pastone o feci e qualora accidentalmente si dovesse verificare in fase di imbecco tale situazione, si dovrà pulire garbatamente e perfettamente il soggetto, servendosi di un po’ di acqua tiepida e della carta assorbente, così facendo eviteremo futuri problemi fisici legati alla scarsa igiene, evitando nel contempo di imbrattare e quindi impedire alle piume di crescere normalmente, cosa che non succede se tra i pori della pelle ed i calami delle piume si forma uno strato di sporcizia che impedirà alla piuma od alla penna di svilupparsi correttamente nel giusto senso.
Ultimato il pasto dovremmo riporre tutto il materiale utilizzato e perfettamente ripulito con abbondante acqua corrente, dentro ad un recipiente in plastica pieno di acqua a cui avremmo aggiunto il giusto quantitativo di disinfettante a largo spettro (quello per biberon e tettarelle senza retrogusto).
Certamente alle prime esperienze di imbecco avremmo qualche problema nel calcolare l’esatta consistenza del preparato in polvere o le modalità di imbecco, ma pian piano, tutte queste tecniche diverranno più semplici da gestire, anche perché nel frattempo il nostro Inseparabile sarà cresciuto, quindi si renderà più partecipe ad essere da noi accudito e inoltre, essendo nel contesto aumentata la consistenza della pappa (tipo yogurt, ma mai grumosa o secca), le fuoriuscite indesiderate di cibo saranno sempre più improbabili e nel contempo il numero delle imbeccate sarà gradualmente ridotto fino al completo svezzamento.
Giunti verso il 40° giorno di vita del pappagallino (o non appena si nota un piumaggio completo), dobbiamo sistemare l’uccello dentro ad una piccola gabbia dotata degli accessori indispensabili al suo moto e alla sua alimentazione (acqua compresa), quindi provvederemo a sistemare in ben evidenza ma in modo stabile e sicuro, almeno 2 posatoi del giusto diametro per Agapornis, distanziati fra di loro (ma non in modo eccessivo) e lontano dalle pareti laterali della gabbia, per non rovinare le piume del codrione in fase di crescita, ed inserendo le mangiatoie contenenti un buon misto di sementi che avremmo precedentemente provveduto a ventilare per evitare il formarsi di pericolose polveri (spesso causa di morte improvvisa nei piccoli nidiacei), integrando comunque sempre tali nuovi alimenti con una o due imbeccate al dì di pappa e tentando di abituare il piccolo uccellino ad accettare frutta e verdure, che comunque spesso verranno rifiutate categoricamente, ma che nel tempo si abituerà ad accettare come gradite ed utili al suo corretto sostentamento. Questa sarà senz’altro una delle fasi più importanti e più delicate per la buona riuscita di tutto il nostro operato, ed è proprio in questo momento, cioè nella fase di svezzamento dalla pappa verso una alimentazione da adulto autosufficiente, che la maggior parte dei pappagalli perde parte del suo peso corporeo dovuto ad uno stato emotivo che definisco di “confusione alimentare”. Quindi solo il nostro attento controllo dell’intera situazione (accettazione di nuovi alimenti da noi forniti, utilizzo autonomo delle vaschette porta sementi come unico sistema di nutrimento, ma badando attentamente che una volta sbucciati i primi semi, il soggetto perisca perché non comprendendo che sotto gli scarti vi sono altri semi integri, rimanga a digiuno per molte ore, con conseguenze funeste e fatali in una fase così delicata del suo svezzamento).
Pertanto si dovrà avere la massima attenzione a tutti i segnali di sofferenza fisica, ponendo rimedio immediato. Può accadere che il soggetto non accetti subito il nuovo cibo solido, rifiutando categoricamente qualunque alimento che non sia liquido; in questi casi, anche se esteriormente il pullo apparirà con una livrea quasi da adulto (anche se di taglia più piccola), si dovrà continuare a somministrare una imbeccata al dì, ma contestualmente dovremmo continuare ad insistere nel dare al piccolo uccellino una varia alimentazione da adulto, proprio per stimolarlo a nutrirsi da solo, fin quando non saremo certi che sia in grado di alimentarsi in modo del tutto autonomo ed indipendente.
Quando il nostro piccolo amico alato sarà diventato autosufficiente per quanto riguarda l’alimentazione ed il volo libero, sarà allora giunto il momento di trasferirlo in quella che sarà la sua nuova dimora, una nuova gabbia spaziosa ed accessoriata in modo del tutto appropriato, ma comunque senza esagerare nell’introdurre molti giochi o passatempi di dubbio valore fisico, anzi essi impediranno il volo ed il moto libero all’interno della gabbia, oltretutto se non sistemati adeguatamente ben presto si sporcheranno con le deiezioni dell’uccello. Quindi si opterà per l’utilizzo di posatoi in plastica (o di legni naturali non nocivi) di vari diametri e dell’introduzione di una corda naturale posizionata ad “U” larga, in questo modo si otterrà il giusto esercizio fisico, molto utile in fase di crescita del soggetto, tutto ciò per rendere meno penosa l’attesa delle ore di libertà non appena rientrati i membri della famiglia.
ATTENZIONE
E’ giusto ricordare che si dovrà evitare di posizionare anche degli specchietti, usualmente acquistabili presso molti negozi per l’ornitologia, in quanto l’immagine del pappagallo riflessa nello specchio potrebbe infastidire non poco il nostro Inseparabile. Come altresì sconsiglio nel modo più categorico la presenza di altri esemplari di pappagallo, anche appartenenti al genus degli Agapornidi (anche se trattasi di soggetti allevati dall’uomo), in quanto nel nostro piccolo, si verrebbero a creare una serie di “complessi”, con ripercussioni fisiche e psichiche, di non facile soluzione, ricordando nuovamente che l’unico scopo di tutti i consigli fin qui riportati hanno come prima ed ultima finalità solo il benessere del pappagallo ed in nessun caso si dovrà porre il nostro Agapornis in situazioni di conflitto psicofisico. Eccocci giunti alla parte finale del nostro cammino nell’allevamento a mano degli Agapornidi, un cammino non sempre facile, ma senz’altro seguendo con attenzione questi consigli, tale compito sarà stato reso meno problematico soprattutto per gli allevatori alla loro prima esperienza, che ricordo sempre molto difficoltosa, ma, che una volta ultimata, ci porterà ad avere un nuovo amico e compagno nella nostra.
Spero che possa servire a qualche cosa
è un articolo di salvo sassadoro, ecco il link...
http://www.avifaunafree.com/quaderni%20 ... stecco.htm
cmq bel lavoro lo stesso salvuccio
http://www.avifaunafree.com/quaderni%20 ... stecco.htm
cmq bel lavoro lo stesso salvuccio
Re: Scheda:Allevare allo stecco
La differenza per i vari pappagalli? Cioè allevare allo stecco un inseparabile è diverso da allevare un conuro del sole
Cosa cambia ?
Cosa cambia ?
sto tornando a pieno regime!!!!!